Doveva avere sette anni, forse nove, non lo ricorda con esattezza Neige quando il suo patrigno ha cominciato ad abusare di lei. A parte il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio (il trauma ha alterato per sempre la cronologia dei fatti), i ricordi sono perfettamente incisi nella mente e nel corpo della donna che Neige è diventata. La decisione a diciannove anni di rompere il silenzio, la denuncia, il processo pubblico, il carcere per lo stupratore, la vita nuova molto lontano dalla Francia. E quella donna si è interrogata a lungo se scrivere il libro che stringete tra le mani, perché trovava solo motivi per non farlo. Fino al giorno in cui il passato l’ha raggiunta e l’impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere. Questa che leggerete non è «soltanto» la storia di una bambina che è stata violentata per anni da un adulto; è la ricerca pervicace degli strumenti per dire di quell’altro luogo, il paese delle tenebre dove vivono tutti quelli come Neige; è il rifiuto netto della retorica delle vittime (nessuna resilienza, nessun oblio, nessun perdono); è la necessità di trovare semplici parole precise che dichiarino l’irreparabilità del danno; è l’urgenza di rendere testimonianza, sì, ma collettiva. Perché l’abuso si consuma in una dimensione separata di omertà e solitudine, una dimensione che è fisicamente la stessa in cui si svolge il resto della vita, ma che si sovrappone come un doppio di intollerabile nitore. Triste tigre è il viaggio in questa dimensione, è il dialogo necessario con i grandi della letteratura che questa dimensione l’hanno interrogata, e che hanno fornito all’autrice gli strumenti per tutto questo. Un libro, che usa la scrittura come un martello, attraversato da una domanda: colui che ha creato l’agnello ha creato anche la tigre?
Dal celebre romanzo di Cormac McCarthy, premio Pulitzer 2007, Manu
Larcenet (BLAST, Lo scontro quotidiano) ha tratto un adattamento a fumetti di strabiliante potenza
visiva e narrativa.
Nella Cina della Rivoluzione culturale, un progetto militare segreto
invia segnali nello spazio cercando di contattare intelligenze aliene. E
ci riesce: il messaggio viene captato però dal pianeta sbagliato,
Trisolaris, l'unico superstite di un sistema orbitante attorno a tre
soli, dominato da forze gravitazionali caotiche e imprevedibili, che
hanno già arso undici mondi. È quello che i fisici chiamano "problema
dei tre corpi", e i trisolariani sanno che anche il loro destino, prima o
poi, sarà di sprofondare nella superficie rovente di uno dei soli. A
meno di non trovare una nuova casa. Un pianeta abitabile, proprio come
il nostro. Trisolaris pianifica quindi un'invasione della Terra. Sul
Pianeta azzurro, nel frattempo, l'umanità si divide: come accogliere i
visitatori dallo spazio? Combattere gli invasori o aiutarli a far piazza
pulita di un mondo irrimediabilmente corrotto?
Sedici storie di successo, tragedia e amarezza – ognuna accompagnata da una breve introduzione in cui l’autore, con l’immancabile ironia e lo spirito critico che lo contraddistingue, snocciola aneddoti, ricorda la vita di redazione e propone al lettore una lente nuova con cui osservare il mondo. Laurel e Hardy, Obdulio Varela, Sonny Liston, Lucio Demare e Juan Domingo Perón sono solo alcuni degli incredibili protagonisti che animano le pagine di "Artisti, pazzi e criminali", sedici articoli scritti negli anni Settanta e riuniti in un unico volume dallo stesso Osvaldo Soriano nel 1983.